Battibecco (Voices of the people)

Nel 2020 l’Università di Leiden, in collaborazione con la Fondazione BvS, ha dato vita ad un progetto a lungo auspicato dai curatori dell’Archivio Malaparte: la creazione di un database sulla posta dei lettori della rubrica Battibecco.

Tra le carte dello scrittore è possibile rinvenire moltissime lettere di ammiratori, postulanti o lettori desiderosi di condividere un’idea con Curzio Malaparte; la storia della rubrica Battibecco, però, ha un suo specifico carattere e interesse.

Quando nel 1953 Malaparte entrò a far parte dell’organico di «Tempo, settimanale di politica, letteratura e arte» (meglio noto come «Tempo Illustrato»), la rivista diretta da Arturo Tofanelli registrò un repentino aumento delle vendite, pari a circa 50.000 copie; della stessa consistenza fu il repentino calo dei lettori nel 1957, in seguito alla morte dello scrittore pratese.

La rubrica che gli fu assegnata si chiamava, appunto, Battibecco, e in linea con il suo nome si presentava come un breve e saporito commento di tutto ciò che Malaparte aveva voglia di commentare: un “repertorio delle magagne d’Italia” lo definì l’autore, “uno sfacciato e sapiente miscuglio di mondanità e populismo” lo definì il critico Guerri (1980). Ad ogni modo, si rivelò una formula vincente per ottenere l’attenzione dei lettori, che presero a scrivere al direttore del giornale o direttamente a Malaparte per sottoporre pareri o casi interessanti all’attenzione della rubrica.

La cosa spinse lo scrittore ad andare oltre: alla rubrica si unì, a partire dal 1955, una sorta di sottosezione dal solenne titolo “Scrivetemi e avrete giustizia”, con l’intento di passare ai fatti e aiutare chi ne avesse bisogno. Con la collaborazione del buon amico Fernando Tambroni, allora Ministro degli Interni, Malaparte fece istituire un ufficio addetto al disbrigo delle pratiche inviategli per corrispondenza dai lettori, per poi annunciare la buona riuscita della sua opera a problema risolto.

Richieste di pensioni di guerra, di invalidità, di solidarietà dai detenuti nelle carceri, di supporto nelle trappole burocratiche o, ancora una volta, desiderio di condividere un parere sulla società italiana: questa posta rappresenta un vero e proprio tesoro per chi voglia conoscere e indagare le realtà di un paese in ripresa dalla guerra, nel pieno degli anni ’50.

Il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Leiden, all’interno dei suoi corsi su “Letteratura e Giornalismo”, ha intrapreso con la collaborazione della Fondazione BvS un progetto dal titolo Voices of the people: charting Italian readers’ letters, consentendo ai suoi studenti di lavorare sul materiale epistolario reso anonimo e di creare un relativo dataset, presto consultabile anche dagli utenti della BvS.

 

Responsabile di progetto: Carmen Van den Bergh (Leiden University).

Accordi preliminari: Matteo Noja (Archivio Malaparte, Fondazione BvS).

Selezione del corpus: Carla Maria Giacobbe.

Tutela e disposizioni relative al materiale archivistico: Federico Oneta.

Segreteria e servizi generali: Margherita Savarese e Gaudio Saracino (Fondazione BvS).