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Nel 1957, apprestandosi a una prematura dipartita, Curzio Malaparte consegnava alla sorella Edda Ronchi Suckert le carte prodotte nel corso di una vita da prolifico intellettuale, reporter e combattente nelle grandi guerre del XX secolo e nel complesso mondo post-bellico.
Nel 1978 la Sovrintendenza Archivistica per la Toscana dichiarava l’Archivio Malaparte, composto da “circa un migliaio di documenti che vanno dal 1905 al 1923 più 37 buste che vanno dal 1920 al 1957”, di notevole interesse storico come fonte per la storia del fascismo, oltre che per le notizie sui paesi stranieri dagli anni ’20 agli anni ’50.
Il rapido declino della gloria postuma e una crescente acredine nei confronti del presunto opportunismo ideologico del fratello, hanno spinto Ronchi Suckert a intraprendere, sin dagli anni ’60, una monumentale opera di recupero, riordino e selezione documentaria finalizzata alla pubblicazione di 12 volumi cronologici su Malaparte. L’opera non ha portato solo ad un notevole incremento del materiale archivistico, ma anche ad una sua inevitabile manipolazione su determinate chiavi narrative.
Lavorando alla preparazione dei volumi, editi negli anni ’90, Ronchi Suckert si è resa secondo soggetto produttore del fondo, non solo implementandolo con studi critici, rassegna stampa e con i suoi personalissimi commentari, ma recuperando e introducendovi qualcosa che si trova in pochissimi archivi di persona: un considerevole quantitativo di corrispondenza in uscita.
Nel 1990 l’Archivio venne ceduto alla Biblioteca comunale di Lucca, per poi essere riacquisito nel 1997 dagli eredi, che ne hanno ulteriormente incrementato il corpus con materiali di famiglia e nuovi ritagli sullo scrittore; nel 2009 i 245 faldoni dell’Archivio Malaparte venivano infine acquisiti dalla Fondazione Biblioteca di via Senato.
Negli scorsi anni sono stati intrapresi nuovi percorsi per la tutela, conservazione ed inventariazione dell’Archivio, che per il suo valore è considerato molto più di un monumento alla vita dello scrittore o agli anni del fascismo, ma un’officina di studi storici, letterari e sociologici, nonché un prezioso strumento di lettura dell’intero ventesimo secolo.