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«Vi sono molte ragioni, tutte legittime, per non amare Malaparte uomo, scrittore e personaggio. Ma nessuna, a nostro avviso, per negargli un posto di primo piano tra gli interpreti più singolari di un ventesimo secolo le cui inquietudini si prolungano nel nostro». Così scriveva Maurizio Serra nel suo Malaparte. Vies et legendes (2011), ultima biografia finora pubblicata e fondamentale punto di riferimento per critici e studiosi.
Lo scriveva a ragione, perché per quanto Curzio Malaparte sia stato inviso a molti e ghettizzato dalla critica tardo novecentesca, il suo contributo di scrittore, reporter, redattore e combattente durante i conflitti mondiali è indimenticato e indimenticabile. A partire dagli anni 2000 una nuova ondata di interesse ha investito l’autore, di cui sono stati ripubblicati i testi e su cui sono stati prodotti importanti studi.
Riportiamo una cronologia sommaria e sintetica che si presenti come guida a chi si approccia allo scrittore per la prima volta.
9 giugno 1898 Curzio Malaparte nasce Kurt Erich Suckert a Prato, da Erwin, imprenditore tessile di origine sassone e di religione protestante, ed Evelina Perelli.
1911 Entra nel liceo Cicognini di Prato e si distingue per le prime prove letterarie e per la passione politica e civile.
1914 Ancora minorenne, scappa di casa e si arruola nella legione di Peppino Garibaldi per combattere l’invasore tedesco sulle Argonne francesi. Rientrato in Italia partecipa alle campagne interventiste e dopo l’entrata in guerra si arruola come volontario nella Brigata delle Alpi. Nell’estate del 1918 combatte a Bligny, dove i gas yprite dei tedeschi gli procurano una lesione ai polmoni che giocherà un ruolo importante nella sua prematura dipartita.
1919 Assegnato alla delegazione italiana del Consiglio superiore di guerra parte per Parigi e Versailles, avendo l’occasione di assistere alle trattative per i negoziati di pace. Nell’autunno dello stesso anno, viene messo a disposizione del ministro Tommasini a Varsavia, e assiste all’avanzata dell’armata rossa sulla città.
1921 Esordisce nel mondo letterario con il provocatorio pamphlet Viva Caporetto!, che verrà sequestrato e riedito poi col titolo di La rivolta dei santi maledetti. Sono anni in cui si distingue tra gli intellettuali del primo fascismo, pubblicando L’Europa vivente. Teoria storica del sindacalismo nazionale (1923), dirigendo la rivista «La conquista dello stato» (1924) e pubblicando Italia barbara (1925), con la prefazione di un Piero Gobetti che, seppur apertamente contrario alle sue idee politiche, gli sarà caro e stimolante amico fino e lo presenterà come “la più forte penna del fascismo”.
1925 Firma il Manifesto degli intellettuali fascisti e cambia definitivamente nome in Curzio Malaparte, prendendo le distanze da una non troppo amata paternità tedesca e proclamando la sua scelta di schieramento tra “i Bonaparte e i Malaparte della storia”.
1929 Dopo aver collaborato col «Selvaggio», diretto «La Fiera letteraria» con Angioletti e «Il Mattino» di Napoli, viene designato direttore dell’eminente quotidiano torinese «La Stampa», su cui scrive reportage dall’Inghilterra e dall’URSS, dà ampio spazio a scontri e scioperi in tutta Europa e mantiene un taglio redazionale che sfida i benpensanti.
1931 Viene licenziato dalla «Stampa», pubblica la raccolta di narrativa breve Sodoma e Gomorra e il saggio Technique du coup d’état, testo che gli procurerà notorietà internazionale e che uscirà in edizione italiana solo nel 1948.
1932 Collabora con il «Corriere della Sera» diretto da Aldo Borrelli e pubblica Le Bonhomme Lénine, viaggia tra Londra e Parigi non senza l’attenta sorveglianza dell’Ovra.
1933 Rientrato in Italia in ottobre, viene arrestato e condotto a Regina Coeli. Sui giornali si riporta l’accusa di manifestazioni antifasciste all’estero, altri documenti rivelano che la causa è da ricercarsi nelle lettere aspre e irriverenti che scrisse sul gerarca fascista Italo Balbo. Nello stesso anno parte per il confino, iniziato a Lipari, continuato a Ischia e conclusosi a Forte dei Marmi nel 1935.
1936 e ss. Pubblica le raccolte Fughe in Prigione (1936) e Sangue (1937), e fonda l’importante rivista «Prospettive» (1937 - 1952).
1939 Visita come reporter del «Corriere della Sera» l'Africa Orientale Italiana, specialmente l'Etiopia e l'Eritrea, partecipando anche alle operazioni militari contro la resistenza anti-italiana e guadagnandosi una croce al valore militare. Il reportage verrà pubblicato in volume postumo.
1940 Viene mobilitato con grado di capitano dall’esercito per l’entrata in guerra e parte come corrispondente per il Corriere, prima dal fronte francese, poi dalla Grecia, spostandosi al confino romeno-jugoslavo, in Croazia e infine nuovamente in Romania per seguire i conflitti sul fronte orientale. L’anno successivo ottiene il permesso di seguire le truppe tedesche nell’avanzata di centinaia di chilometri verso Mosca.
1943 Pubblica con Bompiani la prima edizione della raccolta di corrispondenze Il Volga nasce in Europa, diffusamente apprezzata per la sensazionalità del reportage, l’acume delle osservazioni e la sensibilità letteraria, ma anche oggetto di polemiche e dispute relative alle censure, ai sequestri e alle modifiche apportate all’edizione pubblicata nel secondo dopoguerra. Nello stesso anno viene arrestato dal controspionaggio alleato, presto rilasciato e reso Ufficiale di collegamento in collaborazione con il PBS (Peninsular Base Section).
1944 Pubblica con l’editore Casella il suo primo grande romanzo, Kaputt, offrendo tra l’altro un primo tremendo resoconto di violenza sugli ebrei nel pogrom di Iaşi e nel ghetto di Varsavia.
1945 Viene nuovamente arrestato per ordine dell’Alto Commissariato per le sanzioni contro i reati fascisti, ma la detenzione presso Poggioreale dura solo poche ore.
1947 Si trasferisce a Parigi dove comincia a scrivere il Journal d’un étranger à Paris, pubblicato postumo, per poi debuttare nel mondo teatrale con Du côté de chez Proust e Das Kapital, che non ricevettero una buona accoglienza presso la critica francese.
1949 Pubblica La pelle, il suo secondo grande romanzo, definito arci-romanzo da Milan Kundera, in cui attraverso la parabola della Napoli vinta e conquistata racconta il collasso del sistema dei valori europeo, con scene tanto forti da far mettere il libro all’Indice della Chiesa Cattolica e da far bandire temporaneamente il suo autore dalla città partenopea.
1951 Esce in Italia il suo primo e unico film, Il Cristo proibito, premiato al Festival del cinema di Berlino e accolto favorevolmente a Cannes.
1953 Intraprende la redazione della rubrica Battibecco presso il settimanale «Tempo illustrato», rubrica che manterrà fino alla morte e che otterrà un gran favore di pubblico. Negli anni ’50 intraprende nuovi viaggi e la stesura di nuovi reportages, si cimenta freneticamente in nuovi progetti teatrali e cinematografici, molti dei quali rimasti incompleti.
1956 Il 12 ottobre parte per il suo ultimo viaggio, nella Cina di Mao, passando per la Russia di Chruščëv. Dopo aver incontrato il leader del Partito Comunista Cinese le sue condizioni di salute si aggravano drasticamente.
1957 A marzo riesce a rientrare in Italia e si ricovera presso la clinica Sanatrix di Roma, nella quale si succedono personalità di ogni risma e fazione politica e religiosa, contendendosene, in un certo senso, l’eredità intellettuale. Muore il 19 luglio, lasciando nel cassetto opere inedite o incomplete e numerosi quesiti irrisolti.