Fondo Sommaruga

Il Fondo Sommaruga testimonia la fitta trama dei rapporti culturali che il celebre editore Angelo Sommaruga (1857-1941) intrattenne con i maggiori intellettuali del suo tempo, permettendo di ricostruirne vicende umane ed editoriali.

Noto come discusso editore di una delle più importanti riviste letterarie della seconda metà dell’Ottocento, «Cronaca Bizantina», Sommaruga fece da traghettatore di gran parte degli epigoni della scapigliatura, ormai di maniera, verso una letteratura meglio adatta alla “nuova Italia” che si andava formando intorno alla Roma nuova capitale.

Vittima di un processo-farsa che fece gran scalpore, l’editore fu ingiustamente condannato per truffa, ma riuscì ad evitare la carcerazione fuggendo e riparando in Argentina. Durante l’esilio non rimase certo inattivo: fondò una nuova casa editrice, acquisì il quotidiano argentino «La Patria Italiana» e una volta riassestatosi partì per Parigi, dove aprì una galleria considerata tra le più interessanti del tempo e intraprese un’attività da mercante d’arte.

Rientrato in Italia, negli ultimi anni, fu accolto con alti onori negli ambienti culturali e artistici, nei quali il suo ruolo di pioniere dell’editoria e di mecenate della cultura era ampiamente riconosciuto.

Il Fondo Sommaruga si compone di circa 320 pezzi di corrispondenza e di più di 600 volumi, tra cui l’intera produzione dalla sua casa editrice e testi provenienti dalla sua biblioteca personale; conserva inoltre la collezione completa di «Cronaca bizantina» in edizione di lusso e la collezione completa delle «Forche caudine», rivista diretta dal repubblicano Pietro Sbarbaro, che sarà all’origine della temporanea rovina economica e morale dell’editore; completano la raccolta altri documenti e molti ritagli di giornale relativi alla sua figura intellettuale.