Curzio Malaparte and the Visual Arts. Il Convegno

New York – 19/20 ottobre 2023

È passata una settimana dalla conclusione del convegno internazionale incentrato sull’inedito tema del rapporto tra Curzio Malaparte e le arti visive, evento ospitato presso le splendidi sedi newyorchesi dell’Istituto Italiano di Cultura, del CIMA e della Casa Italiana Zerilli-Marimò (NYU), e organizzato dagli stessi enti in collaborazione con il Bard College e con la nostra Fondazione.

In due sole date si è esplorata una vastità di temi tale da incrociare interessi davvero interdisciplinari, accogliendo l’entusiastica partecipazione di umanisti, architetti, artisti, designers, traduttori e appassionati lettori di Malaparte, autore la cui sfidante trasgressione tematica ha trovato modo di farsi strada tra le trame culturali statunitensi.

Malaparte Renaissance

Proprio Franco Baldasso, ideatore del progetto scientifico del convegno, è fra i primi ad aver usato l’espressione Malaparte Renaissance, coniata per indicare il tentativo di ricollocare l’autore pratese in un canone novecentesco che ha preso le mosse in Europa nell’ultimo quindicennio, e questo convegno giunge dopo una serie di altre recenti indagini intraprese in quest’ottica.

Ricordiamo il convegno accademico sulla ricerca di un’identità europea per Malaparte, organizzato nel 2019 dalle Università di Torino, Savoie Mont Blanc e Côte d’Azur  e tenutosi nel capoluogo piemontese; il convegno di Varsavia, tenutosi presso l’Istituto Italiano di Cultura con la collaborazione dell’università della capitale polacca sempre nel 2019, che ha affrontato il tema del rapporto tra Malaparte, la Polonia e la Russia; il primo convegno francese che si è posto di indagare su una cartografia malapartiana dei palinsesti  letterari europei, organizzato nel 2021 presso l’Université Sorbonne Nouvelle, con i centri CIRCE e LECEMO, l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi e la Maison d’Italie; il convegno italo-russo sul rapporto tra lo scrittore, l’URSS e la Russia, organizzato sempre nel 2021 dalla Biblioteca di via Senato, in collaborazione con la Russian State University for the Humanities, la FAAM e il Bulgakov Museum di Mosca. Dopo riflessioni europee e russe, si approda in questo 2023 oltreoceano, con un incontro che apre nuovi orizzonti di studio.

Tra letteratura e arti visive

La prima sessione della giornata del 19 ottobre, tenutasi presso l’Istituto Italiano di Cultura diretto da Fabio Finotti e introdotta da Franco Baldasso, è stata presieduta da Emmanuel Mattiato e, con il titolo Right before your Eyes: Malaparte’s Visual Poetic, ha ospitato gli interventi di Maria Pia De Paulis, Diego Pellizzari, Cécile Mitéran e Chiara Zampieri, che partendo dalla pictura historiae e dall’enargeia della Rivolta dei santi maledetti (De Paulis) fino alla rappresentazione della nudità di Himmler in Kaputt (Pellizzari), e passando trasversalmente per l’intera produzione, hanno ragionato sull’innesto di un registro estetico nel registro letterario malapartiano (Zampieri) e sul dialogo tra le immagini descritte dall’autore e il patrimonio pittorico cui sembrano rimandare o riferirsi, con un attenzione anche alle presenze scultoree nella sua letteratura (Mitéran).

La seconda sessione, dal titolo Encounters: Malaparte among Arts and Artists e presieduta da Maria Pia De Paulis, ha visto intervenire Emmanuel Mattiato, Colin Marston e Francesca Golia, e ha dato spazio a riflessioni sulle influenze intellettuali che riecheggiano dietro la scrittura pittorica malapartiana, nell’opera come nell’impresa editoriale di «Prospettive» (Mattiato), nonché sul ricorso alla trasfigurazione talvolta surrealista, piuttosto che al naturalismo, nelle rappresentazioni di eventi storici (Marston) e all’analisi del ruolo di due ekphraseis nel pensiero e nella cristologia malapartiana (Golia).

La giornata si è conclusa con un cambio di prospettiva, grazie al prezioso apporto dei traduttori Stephen Twilley e Jenny McPhee, e di Edwin Frank, editor di NYRB Classics, interpellati da Baldasso in una tavola rotonda sulle criticità e specificità del tradurre Malaparte.

Casa Malaparte: architettura in dialogo

La seconda giornata del convegno si è aperta presso il Center for Italian Modern Art, con introduzione e benvenuto del direttore Nicola Lucchi. La prospettiva cambia nuovamente: si è parlato della iconica e in parte misteriosa villa di Capri, stavolta discussa da sei architetti ed esperti in architettura e design (Michelangelo Sabatino, Jean Francois Lejeune, Davide Spina, Filippo Bosco, Alessandro Melis, Simone Sfriso, Cherubino Gambardella) e un’artista, autrice dell’immagine manifesto dell’evento (Petra Liebl-Osborne).

La prima sessione, dal titolo A House Like Me: Casa Malaparte in Capri, presieduta da Davide Spagnoletto, ha affrontato su più fronti la questione del modernismo e dell’elemento vernacolare della costruzione di Punta del Massullo, con paralleli ad altre case come me di grandi letterati novecenteschi e riferimenti a sottotesti di critica storico-politica e filosofica di quei particolari anni ’30 e ’40.

A seguire, nella sessione dal titolo Casa Malaparte and the Arts: Design, Photography, and Architecture, presieduta da Filippo Bosco, si è narrato il passaggio di diversi artisti in quel luogo di ispirazione, set di creazioni pittoriche, fotografiche e cinematografiche (Liebl-Osborne); si sono affrontate le questioni contraddittorie e quasi dicotomiche relative al progetto e alla resa della Casa (Melis), il rapporto della stessa con l’ambiente, lo spazio e la società (Sfriso) e si è ragionato sulle possibili rielaborazioni dei temi architettonici che la contraddistinguono (Gambardella).

Malaparte e il cinema: tra le carte e sullo schermo

L’ultima parte del convegno si è tenuta presso la Casa Italiana Zerilli-Marimò, sede di Studi Italiani della New York University. A seguito del discorso di accoglienza del direttore Stefano Albertini, sono stati presentati gli interventi di Carla Maria Giacobbe, curatrice dell’Archivio Malaparte, sulla presenza di progetti cinematografici in evoluzione tra le bozze autoriali, e di Federico Oneta, conservatore del fondo della Biblioteca di via Senato, sui materiali che meritano di essere “visti” all’interno del fondo personale dello scrittore, tra i quali troneggia l’archivio fotografico, in una sessione dal titolo The Archivio Malaparte at Biblioteca di via Senato in Milan: Sources for the Study of Malaparte’s Cinema and Visual Culture, presieduta da Franco Baldasso.

A concludere l’evento, la proiezione del Cristo Proibito, uscito in Italia nel 1951 e negli USA proprio 70 anni fa, nel 1953, preceduta dalla coinvolgente introduzione di Jeffrey Schnapp, eclettico studioso, direttore e fondatore del MetaLAB di Harvard nonché docente in Lingue, Letterature e Letterature Comparate presso la stessa università, che ha presentato i temi e i nodi della complessa pellicola, senza trascurare i collegamenti con l’ancor più complessa e non poco ingombrante personalità del regista.

Un dibattito ricco e un vivo confronto hanno accompagnato entrambe le giornate dell’evento, che segna un altro passaggio e incoraggia nuove evoluzioni negli studi malapartiani, protagonisti in questa New York 2023.

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